| - com'è stata possibile l'integrazione fra un'orchestra e un cantante pop secondo voi? Si dice che non sia proprio possibile mettere insieme due cose così differenti.. In realtà non è la prima volta che un’orchestra si affianca ad un artista di “impianto non orchestrale”, forse (dico forse perché effettivamente non so se ci sono già stati esperimenti di questo tipo e immagino di sì) questa volta la novità sta piuttosto nel fatto che l’orchestra e l’artista “pop” si sono uniti per mettere in scena qualcosa che non apparteneva né al repertorio dell’una né dell’altro. La scelta di fondere questi due elementi credo si ponga sul piano di un legame con la tradizione, e non (o non solo) nel senso più ampio dell’orchestra come formazione musicale “classica” rispetto all’impianto pop-rock chitarra-basso-batteria, ma un legame con la tradizione strettamente italiana, mi riferisco al festival di San Remo, un’istituzione della musica nostrana (seppur sorpassata e squalificata adesso), grande palcoscenico – teatrale!- di molte delle canzoni riproposte da Patton.
- notoriamente si dice sia difficile mettere d'accordo diverse fasce di pubblico, per eta' e cultura..soprattutto in un teatro.. Com'è stato possibile secondo voi in questo caso? La difficoltà sta soprattutto nel mettere d’accordo diverse fasce d’età in fatto di musica, più che in fatto di teatro. Qui l’accordo è stato possibile per l’accortezza delle scelte e della gestione del “prodotto” (che brutto termine) proposto al pubblico. Mondo Cane si è posto come polo centrale tra (banalizzando un po’) due gruppi di spettatori, l’uno incuriosito dal contenuto e l’altro dall’espressione, ovvero dalle canzoni e dal cantante. [Si tratta però, come ho già detto, di una banalizzazione, in due (e forse più) sensi: 1) chissà quante motivazioni diverse avranno portato gli spettatori a teatro in quelle sere, per cui ridurre il pubblico a due insiemi è solo una scelta di comodo 2) in stretta correlazione con quanto appena detto, tutti, sia coloro che si sono mossi “per Paoli, Mina, ecc.” che quelli che si sono mossi per Patton erano tutti accumunati dalla curiosità di vedere “cosa ne sarebbe venuto fuori!”] Questo “cocktail” ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nel destare l’attenzione di una fascia di pubblico così ampia e eterogenea. La scelta del repertorio, dell’orchestra come accompagnamento e del teatro come luogo sicuramente hanno catturato l’attenzione di tutti, alcuni forse tranquillizzati da queste scelte, altri, conoscendo l’arista, morbosamente incuriositi; ma soprattutto la riformulazione dei brani, divertente, nuova, ma rispettosa e diciamolo “di classe”, ha conquistato tutto quel pubblico che incuriosito si era avvicinato!
- a livello di luogo, sono state suonate canzonette popolari in un teatro, dove dovrebbe regnare " alta cultura". Com'è stata possibile questa dicotomia? Le porte dei teatri sono aperte a diverse esperienze, purtroppo o per fortuna la distinzione tra cultura alta e bassa sta andando scomparendo, e ciò ha una faccia positiva, di contaminazione, sperimentazione, possibilità e cambiamento del gusto, ma ha anche un suo rovescio, la glorificazione del prodotto, inteso come merce portatrice di guadagno, la cui conseguenza immediata è “ha più visibilità chi vende di più”. Detto questo il merito di Mondo Cane è di essere un progetto che ha sfondato, mescolato i confini, ricomponendoli magistralmente nella creazione di un suono e di uno spettacolo nuovi e interessanti. Quindi senza togliere niente a Mondo Cane non mi sorprende che un progetto di questo tipo possa essere proposto a teatro. Un’altra cosa vincente e interessante, anche per comprendere il significato e l’anima di Mondo Cane, è non dimenticare che è stato presentato anche in alcune piazze, credo che la rappresentazione a teatro fosse un ulteriore tributo a qualcosa a cui, dato lo scorrere del tempo, guardiamo con rispetto e/o tenerezza, mentre le serate in piazza abbiano fatto rivivere quelle canzoni sotto una luce forse più vicina a quella originaria, un’esperienza meno estatica e più carnale.
- resoconto dell'esperienza? Sono passati tre anni, l’impressione più forte è che è stato tutto molto intimo e colmo di emozione. È stato bello ritrovare qualcosa, o meglio qualcuno, che conosco e che amo, in una veste diversa, riconoscerne i particolari, capire l’incontro tra l’artista e i testi e la musica, e dall’altra parte è stato divertente, coinvolgente, emozionante sentire musica e parole che mi accompagnano dall’infanzia, per cui a loro modo anch’esse familiari, reinterpretate da chi mi è familiare per scelta e per passione.
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