Sto ascoltando "Il Castigo Esemplare" dei Thrang, cazzo sono veramente bravi!
Sul loro sito ho trovato un'intervista interessante, ve la posto, leggendo troverete molti nomi di artisti a noi familiari
INTERVISTA AI THRANGH, VINCITORI DEL MARTELIVE 2005
24/09/2005
Hanno vinto i Thrangh. Ha vinto il baccano degli inferi, la destrutturazione armonica di una creatività musicale distorta e per questo incredibilmente originale. Ha vinto una ventata di novità e di sperimentalismo, una concezione di musica che è vita perché freme di pulsioni umanissime verso un disordine voluto e, per paradosso, quasi preordinato. Ad immaginare un dialogo con questi individui sinistramente zappiani – o sarebbe meglio dire vanvlietiani – crederesti di trovarti di fronte a dei mostruosi fabbri di allucinazioni, a personificazioni di quadri di Picasso o a non so quale sorta di animali musicali degni di un bestiario medievale; la sorpresa più grande è invece conoscerli: affabili, un po’ timidi, disponibili al confronto e, soprattutto, non convenzionali, seppur cordialissimi. La filosofia che anima la loro produzione sembra rispecchiarsi, per contrappasso, nel loro atteggiamento. E allora si parla, si beve una birra e si fuma una sigaretta, in attesa che salgano su quel palco per rimescolare ancora un po’ gli elementi dell’universo musicale in un calderone di pazzia, disperazione e gioia malata.
Iniziamo dalle basi: da cosa deriva il nome "Thrangh"?(Atreju) Nha Trangh è una città Vietnamita. Da cui Thrangh, una parola onomatopeica, come a dire botta, sprangata dietro al collo, tranvata, e via dicendo.
Quali sono le origini di un sound dissonante e saturo come il vostro?(Atreju) Un milione di ascolti diversi: i miei principali Zorn, Coleman, Coltrane, Garbarek, Surman ,Art Ensamble Of Chicago, Zappa, Mr. Bungle...
(Bonanza) ...James White, Captain Beefheart, Glenn Branca, Fantomas, Zu...
L'affiatamento, l'amalgama dei vari componenti del gruppo è uno dei punti di forza del vostro sound. Mi avete parlato, la volta scorsa, dell'improvvisazione come un punto di forza, anche quando lavorate in studio. Che valore ha l'approccio al live set per voi?(Bonanza) Il nostro approccio alla composizione è estemporaneo: in sala prove improvvisiamo liberamente e registriamo tutte le sessioni. Successivamente riascoltiamo e razionalizziamo la materia grezza e spontanea, selezioniamo frammenti e momenti particolari, cercando di riorganizzarli in un linguaggio più organico tramite un'operazione di cut-up.
Abbiamo parlato di frames e composizione delle jam in studio, nonché delle due "sezioni" del vostro lavoro (una più libera, l'altra più ripetitiva e caratterizzata da una struttura più "classica”): come funziona questo procedimento?(Bonanza) Essendo una band strumentale senza ruoli solisti, quello che cerchiamo di ottenere suonando dal vivo è soprattutto l'impatto. Il live set è il momento in cui il procedimento compositivo giunge al suo epilogo, quando possiamo vomitare sul pubblico tutta la materia - smembrata e ricomposta - che è venuta fuori durante le prove.
La vostra produzione è supportata da un edificio "ideologico", da un modo di vivere che rispecchi il vostro modo di fare musica che vada oltre la valenza puramente catartica del "rito dionisiaco" che mettete in scena?(Bonanza) A parte una comune sensibilità estetica, non c'è nessuna particolare retorica o contenuto ideologico in quello che facciamo, credo.
(Atreju) Assolutamente nessuna ideologia, solo l'idea (più o meno vana) di fare una musica che ci appartenga in assoluto.
Siete coscienti che sarà difficile riuscire a sfondare con un suono particolare come il vostro? In questo senso, credete ci sia una dicotomia inscindibile tra consenso sulla scena underground e consenso su larga scala?(Jimbo) Abbiamo la fortuna di affrontare il nostro comune excursus musicale come una passione piuttosto che come un mestiere: questo oltre ad allontanarci dall'assumere come modello i diffusi vincoli di convenzione dell'approccio alla massa, ci consente di non porgerci proprio la domanda.
(Atreju) Il consenso, anche minimo, è quello che ti fa continuare, e noi siamo già molto orgogliosi di quello finora ricevuto. Non siamo comunque interessati a modellare la nostra musica per ottenerne di più, consapevoli della dicotomia di cui parli. Per quanto ci riguarda continueremo sempre a lavorare nello stesso modo, creando quello che abbiamo dentro, senza la ricerca di un modello già definito.
Quando ci siamo visti per la prima volta, abbiamo parlato del vostro approccio alla musica, definendolo - se la memoria non mi inganna - "dilettantistico", "disimpegnato" e "libero". Cosa intendete di preciso?(Atreju) Non siamo professionisti, facciamo altri mestieri, e questo probabilmente è un altro punto di forza: nessuno di noi pensa di campare con la musica.
Avete mai pensato di “aprire” il vostro sound ad influenze elettroniche?(Atreju) Non ci precludiamo nulla: l’esempio di mostri sacri come i Kraftwerk, o di certa avanguardia scandinava, ci affascina molto. In futuro, chissà…
La vostra opinione sul Peer to Peer.(Atreju) Ottimo mezzo di informazione musicale: ho scaricato quasi tutto il catalogo di una nota etichetta oltre numerosi altri dischi, ma spendo anche molti soldi in album nuovi, ne avrò almeno 500. In sostanza credo che sia un buon mezzo contro quei musicisti che fanno solo show-business e sono avidi di denaro. A tal proposito vorrei portare l'esempio di Steve Coleman, uno tra i più grandi musicisti contemporanei, che sul suo sito mette in sharing almeno l'80% della sua produzione musicale.
I vostri progetti per il futuro.(Atreju) Continuare a comporre nello stesso modo ma rinnovando continuamente la musica che facciamo.
(Jimbo) Rispettare la nostra umana predisposizione alla metamorfosi, sperando di evitare stasi o lunghe soste in cantiere.
Ebbene, la mostruosa farfalla sta per dispiegare di nuovo le ali. In attesa dell’ennesima metamorfosi, preparo gli occhi e le orecchie di novello Ovidio assaporando gli ultimi istanti di quiete prima della tempesta. Dopo sarà solo gioia d’essere, decostruzione fino all’ultima particella musicale. In buona sostanza, un ritratto fedele dell’universo. Ché probabilmente, e nonostante le apparenze del primo ascolto, la musica dei Thrangh è mimesis esaltante, fedele riproduzione del caos che è origine e fine ultimo di tutto.
Enrico Piciarelli (DNA Music)