QUOTE (shazanna @ 3/1/2007, 02:26)
Intervista a Zorn by Michael Goldberg (scusate l'italiano a volte stentato ma non ho riletto, ho tradotto di getto)
Il titolo dei primi due brani di Zorn che ho ascoltato era Lacrosse, uno del 1979 e uno del 1981. Una versione era per un sestetto, l'altra per un quartetto, non ricordo l'ordine in cui li ho ascoltati, se prima il sestetto o il quartetto, ma ricordo ancora l'intensita' della musica. Negli anni sono riuscito ad assorbire con le mie orecchie pigre l'enorme varieta' della musica di Zorn, dal suo tributo stupefacente a Sonny clark, alle colonne sonore, game pieces (questo mi rifiuto di tradurlo) e l'avvolgente Aporias (requia per piano e orchestra). Non avevo mai incontrato Zorn prima di questa intervista, ma quando e' arrivato alla mia porta, in tarda mattinata in una giornata primaverile insolitamente calda, abbiamo cominciato a parlare senza preamboli; la conversazione (e il caffe') scorreva piacevolmente. Non solo John ha molte sfaccettature ed e' estremamente prolifico, e' anche un fantastico raccontastorie.
JZ: Che costruzione fantastica, uno dei migliori sulla Bowery. Che cosa era originariamente?
MC: Era il primo YMCA (una specie di associazione di volontariato molto comune in UK e America)
JZ; Ma va, scherzi? Va bene, ti ho portato dei cd. Non so cosa hai e cosa non hai.
MC: ho cose sparse della tua musica (non un insieme coerente)
JZ: ma forse non hai le cose di musica classica
MC: no
JZ: quartetto d'archi? Si hai bisogno della roba classica. Ecco un nuovo Masada. Ascolti musica mentre dipingi?
MC: sempre, e a volume alto
JZ: qui lo puoi fare, hai tutto il palazzo! hai un sacco di roba jazz. ornette! Lo stavo ascoltando questa mattina, Live at golden circle. Cosi ascolti soprattutto jazz?
MC: beh stavo ascoltando canzoni popolari napoletane stamattina. Mi piace questo tipo, Murolo. Ha famiglia, ma lo arrestano sempre perche' fotte (oh dice cosi'!) ragazzini. Cosi' va in prigione per un anno.
JZ: Gesu' (ma non era ebreo? ahahahaha ndr)
MG: e' un eroe a napoli
JZ: dovrebbe farsi prete
MG: sei sposato?
JZ: no (magari se cambiasse pantaloni ogni tanto, ndr)
MG: io si
JZ: da quanto?
MG: da tanto, io e lynn staimo insieme dal 1969. siamo molto diversi, e credo questa e' la ragione per cui siamo ancora insieme. Lei e' una scultrice e ama lo sport, cose come atletica, nuoto, camminare.
JZ: e magari a te quelle cose non interessano
MG: sono stato nellesercito per 4 anni
JZ: dove? In Europa?
MG: no, Burma
JZ: Cristo! (ancora? ndr)
MG: si ero un sergente nello squadrone Merill (quelli che fanno i raids, si chiamano marauder ma in italiano come si dice non me lo ricordo)
JZ: cazzo! (ride)
MG: quando scrivi musica, lo fai con una matita o penna?
JZ: si, matita e carta. Queste sono le tue annotazioni? E' orribile! Ci stiamo divertendo e tu vuoi rovinare tutto con un'intervista!
MG: no, non dire cosi'. Ci divertiremo comunque. Ero un amico di Alvin Jones, il batterista, lo conosci?
JZ: si'!
MG: ci siamo frequentati per unpo'. Lui, Coltrane e Garrison vennero a san francisco quando io insegnavo alla berkeley. Avevo una barca a ssaualito, che usavo come studio. Vennero cercando di comprare dell'erba, con un seguito di tipi poco raccomandabili. Ne ho visto circa 20 calpestare sulla mia barca. Ho pensato, che cosa accadra'? Ma suonarono, e fu una cosa straordinaria. Cosi dissi ad Elvin, 'sto cercando di ascoltare il tempo che state creando e riesco ad entrarci, ma non riesco ad uscirne'. E lui disse, ' questo e' esattamente di cosa si tratta, non ne esco'.
JZ: in un certo senso e' come auto-ipnosi. Quando compongo musica, a volte la musica raggiunge un posto in cui si scrive da sola e cerco di non interferire. Mi sto preparando a scrivere un pezzo, e ci sto pensando da 6 mesi, cambio gli strumenti, cambio il nome, faccio piu' ricerca. Sto leggendo molto Aleister Crowley.
MG: mi sembra di capire che leggi molto
JZ: mi piace leggere. Mi piace guardare.
MG: mi sembra di capire che fai anche molte ricerche per la musica
JZ: molte ricerche per la musica e la vita, stessa cosa.
MG: ho un vizio, compro dischi e libri
JZ: anche io. Pero' io in quello vizio includo anche i film (no e-mule per lui ndr) e non lo controllo piu' questo vizio. Sai da bambini dovevamo andare al cinema per vedere un film. Poi arrivo' la televisione e dovevi aspettare fino a mezzanotte per il fiml che volevi guardare. Ora, vai in un negozio, lo compri e lo guardi quando ti pare!
MG: la tua musica e' sull'etichetta tzadik, che significa saggio, e' vero?
JZ: significa tante cose, e' una lettera dell'alfabeto ebraico
MG: l'ho chiesto a mia madre e lei ha detto saggio
JZ: si. O puo' essere giustizia, moralita', o il concetto di cio' che e' giusto. Oppure rabbi o santo in una picola comunita'. Una delle ragioni per cui ho cominciato con tzadik e' per tenere i dischi in in catalogo. Sono stanco di etichette che cancellano dischi quando non vendono. Lo scopo di Tzadik e' di mantenere in circolazione i dischi importanti, come un catalogo. se vendiamo, va bene, ma.....
MG: quanti dischi sono usciti su tzadik?
JZ: circa 250
MG: fai tutto da solo?
JZ: ci sono circa due o tre persone, non abbiamo un ufficio, non abbaimo nemmeno una linea telefonica, Lo facciamo da casa e funziona.
MG: e' una cosa eccezionale. E fate abbastanza soldi per pagare tutte le spese?
JZ: si, perdiamo 10, 20 mila dollari l'anno, ma le persone che ci lavorano dicono, ok rimetto la mia quota di guadagni, non ne ho bisogno. E' come una co-operativa.
MG" e' meraviglioso, ci credono davvero
JZ: si, sono persone difficili da trovare, persone a cui importa davvero. E sono stato fortunato. La cosa sopravvive grazie alla buona volonta' e perche' ci sono ancora persone idealiste al mondo.
MG: non molte
JZ: tu sei uno
MG:, si, ma penso di essere un po' pazzo
JZ: non puoi essere idealista e non essere pazzo. Hanno creato una struttura talmente profonda, non puoi entrarci. E noi non vogliamo entrarci, siamo al di fuori. Ma non siamo fuori guardando all'interno della struttura, siamo fuori e guardiamo oltre, al di la'. Penso siamo in una posizione molto salutare. Gli idealisti ci saranno sempre e noi sopravviveremo.
MG: ho limpressione che la tua musica sia molto divisa in compartimenti, questo tipo di musica e quell'altro.
JZ: sull'etichetta e' stato fatto in maniera deliberata. perche'..... ho certe ossessioni
MG: molte ossessioni
JZ: si. E' un modo per dar loro un ordine. Credo tzadik sia molto supportiva della scena musicale. E' un modo per aiutare cose molto specifiche a cui mi sento vicino. La gente mi manda cose in continuazione che io credo non sono appropriate per tzadik. Come l'improvvisazione, il jazz, questo modo di etichettare le cose non mi interessa . Sono piu' interessato alle cose che si trovano negli interstizi.
MG: sono rimasto molto colpito dal primo disco dei masada, alef, il modo in cui eravate coinvolti dalla melodia. Non lo avevo mai sentito nella tua musica prima di allora.
JZ: no, quella fu un'esplorazione della melodia, per vedere se potrevo scrivere un insieme di canzoni come gershwin o thelonious monk.
MG: infatti, le puoi fischiettare
JZ: quella era la mia sfida come compositore. Come in tutte le cose bisogna darsi delle sfide per mantenere l'interesse in quello che si fa. Cosi dissi a me stesso, scrivero' 100 melodie in un anno
MG: hai finito?
JZ: no, ne ho scritte 50 il secondo anno, 25 o 30 ilterzo anno, e il quarto anno altre 25, poi mi msono fermato. Era un progetto di 4 anni, ho scritto 200 pezzi. Non la penso piu' cosi'.
MG: farai ancora concerti con masada?
JZ: non dobbiamo fare prove, ci presentiamo e suoniamo. Cosi' contiueremo a suonare a neew york, cosi per divertimento. E in altri posti per un sacco di soldi. Non posso dire di no, perche' non faccio nessuno sforzo. Ma le mie preoccupazioni sono altre ora. lavori su un progetto per un po' e poi.....
MG: da quanto ho capito sei molto coinvolto nella musica classica. hai mai pensato a comporre per un'orchestra sinfonica?
JZ: l'ho fatto
MG: davvero?
JZ: uno dei cd che ti ho dato e' un concerto per piano per un'orchestra di 90 strumenti. Ho cominciato cosi' da bambino, studiando musica classica. Mi sono interessato di jazz solo molto tempo dopo. E tutte queste ossessioni, colonne sonore, musica classica, jazz o rock tutte queste cose sono sempre state presenti nella mia vita. A volte certe cose vengono in superfice e vengono focalizzate, poi scompaiono e appare qualcosa di nuovo. In questo momento mi piace lavorare sulla musica classica perche' posso restare a casa. sono stanco di viaggiare. Se hai un gruppo devi andare in tour perche' e' il modo di migliorare la band. ecco perche' i gruppi negli anni 50 e 60 erano cosi' buoni, perche' lavoravano in continuazione. hanno un contratto al Five spot e suonano per tre mesi, 6 sere a settimana! Suoni cosi' tanto nella tua citta', dormi nel tuo letto, la musica arrivera' a qualcosa di buono.
MG: ho cominciato a frequentare il five spot molto presto. Avevo degli amci che vivevano li vicino e dicevano' fanno musica dal vivo, devi andarci'.
JZ: era il 58 o qualcosa del genere?
MG: no, prima. Era il 55, c'erano due fratelli, Joe e Iggy Termini
JZ: certo, erano famosi per essere molto avari
MG: io e il io amico norman blum andavamo li 6 sere a settimana a bere. Avevamo aperto un acconto per bere champagne scadente. Un tipo di nome ivan black, un agente, convinse Termini a comprare un buon piano e a chiamare Monk. Fu stupendo vedere come Monk riuscisse a proporre la stessa musica in modo diverso tutte le sere. Fantastico musicista (anfatti! ndr)
JZ: c;era molta gente?
MG: soprattutto artisti, alla fine divenne molto affollato. Non ricordo come accadde, ma poi arrivo' ornette. E si fermo circa 5 o 6 mesi. Ascoltavo molta musica e bevevo molto champagne.
JZ: (si guarda attorno) hai delle belle cose sotto queste luci al neon (letteralmente dice merda seria, ndr)
MG: quella piccola scultura e' del 1200 A.C.
JZ: e' bellissima, ma queste luci......
MG: sono lampadine speciali che riproducono la luce solare, si chiamano lampadine North Lights.
JZ: ah lampadine speciali. Lavoravi con luce naturale in passato?
MG: lo preferisco, ma......
JZ: possiedi tutto il piano superiore, non puoi fare qualcosa? Perche' non rompi il soffitto e fai una finestra?
MG: costerebbe 20.000 dollari
JZ: e allora? Che cosa sono 20.000 dollari, un sacchetto di conchiglie! Guarda che luci orribili!
MG: ci sono abituato
JZ: mi danno il mal di testa, non senti il ronzio?
MG: non le sento piu'
JZ: io si'. Rompi quel tetto! 20.000 dollari? E' un sacchetto di
conchiglie!
MG: sei stato in giappone per molto tempo. So che la tua musica e' recepita molto bene li'.
JZ: non credo sia recepita bene da nessuna parte. Credo ci siano piccoli gruppi di persone che ci credono, o ne sono intrigati, o ne sono attratti per svariate ragioni. E alcune di queste ragioni possono essere cacate, altre valide. Non mi interessa.
Ma sono stato in Giappone per dieci anni ad intermittenza, facendo avanti e dietro. Avevo un appartamento e mi sentivo coinvolto. Alla fine sono tornato a New York come la mia vera casa. Japan e' un posto in cui ci sente molto soli. La gente noon si frequenta, nel senso in cui stiamo facendo noi adesso, spendendo tempo insieme.
Tu ed io abbiamo stabilito un'affinita' reale. Forse verro' a cena nei prossimi mesi. In Giappone non accadrebbe. La gente e' molto circospetta. non ti chiamano, non perche' non sono amichevoli, ma perche' non vogliono imporre la propria presenza. E come risultato la gente e' molto isolata. Da quando e' morto mio padre ho cominciato a pensare all'amicizia e alla famiglia, al significato di queste parole. Hanno un significato di verso in Giappone. Sono cresciuto con queste definizioni, non ero in grado di negoziare una trasformazione completa.
MG: perche' ci sei andato>
JZ: musica, cibo, cinema, amici. Fui invitato a suonare per tre mesi. Mi e' piaciuto molto e sono restato. E ci vado ancora ogni anno.
MG: e hai imparato la lingua\
JZ: ho imparato a parlarlo e a scriverlo. Ho imparato a conoscere molte delle sottigliezze della cultura. E quella e' stata una vera ewsperienza formativa. Mi ha aiutato a capire chi sono. imparare un'altra lingua ti aiuta con l'Inglese. Ti aiuta a concentrarti sulla la comunicazione, ed e' stato grande. Ed essere colpito in maniera cosi' diretta da una cultura completamente diversa mi ha aiutato ad apprezzare la mia cultura. Non mi sarei dato all'ebraismo cosi' tanto se non fossi stato in Giappone.
MG: sei stato influenzato dalla morte dei tuoi genitori?
JZ: la morte di mio padre, andare molto in germania e farne l'esperienza, e poi l'avere molti amici e colleghi che sono ebrei. La cosa comincio' a diventare rilevante. Alla fine, e' apparsa nella mia vita, come tutto cio' a cui pensiamo e che e' reale.
MG: non mi sento molto ebreo, e' il modo in cui sono cresciuto
JZ: ma e' parte di cio' che sei
MG: so di essere ebreo, non e' un problema
JZ: ne hai mai parlato, tipo con Rothko o Feldman?
MG: no a dir la verita' . Ne ho aprlato con il mio dentista recetemente. Lui, con cui sono abbastyanza amico, e' ebreo francese. Un uomo molto elegante che e' divenato piu' consapevole e prende lezioni due volte a settimana
JZ: va da un rabbi
MG: (>>>vabbe' parla del dentista, ndr) grazie a lui sono un po piu' consapevole sul significato di essere ebreo
JZ: ne devi essere molto consapevole, essendo cresciuto negli anni 40
MG:( vabe' qua parla delle sue esperienze nell'esercito)
MG: quando hai iniziato a suonare il sax, hai cominciato con il bebop?
JZ: nel giro di un anno ho cominciato as uoanre bebop. era la letteratura dello strumento all'epoca. Devo prima imparare con quella musica.
MG: pratichi ancora?
JZ: non pratico da 20 anni, dall'1981. Mi considero un compositore che suona per caso, e' un modo per comunicare con i musicisti, un modo funzionale di interagire, ma non sono un musicista.
MG: suoni altri strumenti oltre al piano e sax?
JZ: non proprio. Da giovane ho studiato la chitarra, suonato il basso in una surf band, il trombone, flauto, clarinetto. Ho imparato tutto a scopo compositivo.
MG: hai mai sioanto con roy anderson?
JZ: si, lo conosco, ma non abbiamo mai suoanto insieme. Credo che lui sia parte del mondo jazz e non sono il tipo che chiama un musicista fuori dal proprio mondo, gli mette la musica davanti e dice "hey, guarda un po'"
MG: ero amico di feldman
JZ: deve essere stato incredibile
MG:aveva certi occhi, sembrava il dr cyclops
JZ: aveva occhiali molto spessi
MG: ed era grasso. Ero con un'amica e dovevamo incotrare questa donna bellissima cosi' chiedemmo a feldman div enire con noi. Vederlo in costume era come guardare un film horror.
JZ: oh mio dio (ride)
MG: arriviamo alla spiaggia, barbara era sul telone, si alzo', fu amore a prima vista. Si afferrarono, non si erano mai visti prima, caddero sulla sabbia e iniziarono a ... fu incredibile. Ma mi piaceva la sua musica, la ascolto ancora
JZ: lavori su piu' di un quadro alla volta?
MG: si', sono diventato un po' schizofrenico perche' sto lavorando su tipi diversi di quadri allo stesso tempo
JZ: anch;io facio lo stesso. Vado in studio e lavoro su una colonna sonora basata sul rock per un giornop o due. Allo steso tempo la voro su un pezzo classico, e poi suono con i masada la sera. Tutto allo stesso tempo. Ma ha un senso al giorno d'oggi, Come era negli anni 50? La gente aveva bisogno di concentrarsi su cose piu specifiche?
MG: non so per la musica, ma la pittura era un modo rivoluzionario per cambiare il mondo. Ecco cosa era il tardo Modernismo, sentivi di fare qualcosa di importante
JZ:non lo credi piu"
MG: credo che fu Lenin a dire che la liberta' e' riconoscere la necessita'. E credo che noi artisti facciamo lo stesso, eliminiamo tutto cio' che non e' necessario.
JZ: abbiamo fatto molti sacrifici per vivere questa vita e la gente non lo capisce. Pensa che siamo qui a divertirci, ma non e' cosi'. Si lavora duramente e diventi isolato. E ti distrai dal normale bisogno umano di compagnia e amore e comprensione e apprezzamento. Sono distrazioni dal lavoro per me. Ecco perche' non posso leggere giornali o quotidiani, non guardo la tv. Mi concentro su cio' che e' importante, cioe' il lavoro. Essre sicuro di fare il mio meglio con tutta la tecnica, immaginazione e onesta' possibili.
MG: che ne pensi del dubbio?
JZ: ci viviamo ogni microsecondo della nostra vita. Sono smepre in dubbio su cio' che faccio, sono sempre torturato ed eco perche' la felicita' e' irrilevante. La felicita' e' per bambini e yuppies. Non cerco la felicita', voglio fare il mio lavoro. E a volte le cose migliori si fanno con il dubbio. Ripensamenti continui, evaluare di nuovo, lavorare finche' si pensa che sia il pezzo sia finito. E questo e' interessante, sapere quando fermarsi. A volte c'e' un momento magico quando tutto appare al posto giusto.
Vabbe' mi fermo non ce la faccio piu'! Continuo piu' in la'