| ecco, vi metto una recensione positiva, con la quale io non condivido nemmeno una virgola o quasi.
Queens Of The Stone Age, filastrocche regali di Raffaella Arpiani
Le filastrocche esercitano il potere di cullare e accompagnare i bambini al sonno. Sembrano dirci: segui la mia voce, fidati di me, fino a perdere i sensi e sprofondare nel buio più profondo e nei sogni più inquieti. È la promessa (mantenuta) delle Lullabies To Paralyze
Queens Of The Stone Age
Lullabies To Paralyze
(Cd, Interscope, 2005)
desert rock
9/10
La voce calda e vibrante di Mark Lanegan apre il nuovo cd come il canto di una sirena ammaliatrice, promettendo di portarci lontano. Le Lullabies To Paralyze dei Queens Of The Stone Age, come le sirene di Ulisse, hanno il potere di immobilizzarci e di paralizzarci così come siamo. Almeno finché non partono i loro consueti esplosivi riff.
Il disco, quarta inenarrabile prova del gruppo rivisitato dopo la dipartita (in senso morale) di Nick Oliveri e dopo le deflagrazioni indimenticabili dell’omonimo, di R e di Songs For The Deaf, alterna momenti di una semplicità disarmante e di puro lirismo, a barocchismi di una potenza devastante. Lasciando spazio a sonorità a tratti dissonanti ma sempre stupefacenti (nel senso esteso del termine) che fanno spiccare la voce del leader Josh Homme come una guida nel deserto.
Everybody Knows That You're Insane, tra le canzoni più inaspettate e sorprendenti, rimbalza le voci delle chitarre e del basso come se si trattasse della naturale evoluzione delle Invenzioni a tre voci di Bach. L’arte della fuga, fuga dalla monotonia per una sfrenata corsa in una stereofonia spettacolare, con un ritmo serratissimo tra improvvisi e continui cambi di rotta.
I Never Came, quasi melodica e melancolica, dopo In My Head (proveniente dalle Desert Sessions, rivisitata) introduce una seconda parte del disco più ombrosa, narcotica e inquieta. Someone’s In The Wolf, The Blood Is Love (struggente), You've Got A Killer Scene There Man, stordiscono con armonizzazioni diversificate e contorte, mai prevedibili.
Con la collaborazione di ospiti eccellenti come il chitarrista Billy F. Gibbons degli ZZ Top, Shirley Manson (cantante dei Garbage), Brody Dalle (voce narrante e frontwoman dei Distillers nonché woman di Josh Homme) e ovviamente di Mark Lanegan le Lullabies siglano un’altra prova di forza musicale dei Qotsa.
Il disco si conclude con un Long Slow Goodbye che ci lascerà paralizzati e abbandonati fino al prossimo appuntamento, live o in studio.
PS. Nota folk: Lullabies To Paralyze era già un verso presente nella canzone Mosquito Song (Songs For The Deaf). Significa che il titolo del prossimo album è già contenuto a scatola cinese dentro uno di questi brani?
rockshock.it
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