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Italiani da tenere d'occhio

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MrBungle82
view post Posted on 23/7/2006, 02:26 by: MrBungle82     +1   -1
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Recensione del nuovo album dei "Sedia", da www.sentireascoltare.com

CITAZIONE
Sedia - The Even Times (Wallace, aprile 2006)
di Stefano Pifferi

Eccoli di nuovo. Parchi come sempre, i Sedia ritornano a distanza di un paio di anni abbondanti dall’omonimo esordio. Uno iato non improduttivo quello del trio marchigiano; vedasi ad esempio il disco di Mattia Coletti, Zeno, uscito qualche tempo fa, o il progetto End of Summer in collaborazione coi Polvere di Xabier Iriondo, tutti e due ovviamente per Wallace, sempre più etichetta di riferimento per un determinato tipo di suoni che partendo da una concezione di rock corposo e noise si dilatano spostandosi verso territori quasi off.

Come tradizione vuole, The Even Times segue le coordinate dell’esordio: lì sei canzoni per una trentina di minuti; qui sette pezzi per 37 minuti circa, quasi che less is better fosse il loro motto non scritto. Nello stesso modo vengono riproposti i riferimenti all’arte cinematografica posti nei titoli: se nell’esordio venivano omaggiati mostri sacri del calibro di K. Kinski e G. M. Volontè, qui parafrasando il capolavoro dell’espressionismo muto di R. Wiene si riverisce uno dei campioni della scena contemporanea italiana, Fabio Magistrali (Das Kabinett Des Doktor Magistralisss).

Anche le coordinate musicali sono quelle solite: un tirato noise-rock tra il matematico (poco) e il muscoloso (molto) e strutturalmente molto intricato, quasi fosse la manifestazione su pentagramma della intricata selva di arbusti posta in copertina. Non mancano però i motivi di interesse, rappresentati dai momenti più “riflessivi”, in cui i nostri sperimentano grumi di suono, slabbramenti, spegnimenti graduali che lasciano intravedere nuove e forse inconsuete strade da percorrere.
È il caso di Gingilletti, che partita su un drumming delicato e insistito, deflagra in un estenuante duello tra strumenti portati al massimo delle loro potenzialità, prima di autoestinguersi nell’ultimo minuto in un progressivo spegnimento fatto di grumi mal addensati di rumori assortiti.
Oppure della tensione atmosferica lunga gli interi 7 minuti di The Battle Of Electric Swali, creata dalla batteria super ritmica di Alessandro Calbucci e rotta soltanto incidentalmente da improvvise deflagrazioni quasi psycho-rock (nel senso del Bates Motel).
Capolavoro dell’intero album e sunto delle mire del trio è Das Kabinett Des Doktor Magistralisss, 6 minuti e mezzo di deragliamenti inconsulti al limite della schizofrenia che si alternano a vuoti pneumatici prima di concludersi in territori di agghiacciante desolazione.

In definitiva, grande conferma per i Sedia (e indirettamente per la Wallace che non perde ormai un colpo da secoli) e notevoli spunti per un avvenire pieno di soddisfazioni. E che la sperimentazione sia con voi.

(7.5/10)

 
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