Vi posto una recensione che ho scritto dell'ultimo disco degli East Rodeo (che vi raccomando sentitamente):
Dopo un interessantissimo lavoro di esordio intitolato
Kolo e i complimenti ricevuti, tra gli altri, da Marc Ribot e Greg Cohen, gli
East Rodeo - gruppo multietnico formatosi a Padova nel 2002 - tornano con un nuovo lavoro intitolato
Dear Violence che si propone tra le uscite più interessanti del mercato discografico italiano del 2009.
L'attuale formazione è composta dalle menti storiche del gruppo, i croati Alen (basso) e Nenad Sinkauz (voce e chitarra), e dai due italiani Alfonso Santimone (tastiere) e Federico Scettri (batteria), per la prima volta nella band.
Il titolo ossimorico e l'impatto raffigurato nel dipinto in copertina preannunciano i continui incontri/scontri tra silenzio e rumore, tra jazz e rock, tra psichedelia e ritmiche forsennate che si attuano nello spazio delle 8 tracce che compongono il disco, splendidamente mixato dall'onnipresente - quando si tratta di musica italiana di qualità - Giulio Ragno Favero (Zu, Teatro degli Orrori, One Dimensional Man, Putiferio).
Rispetto al precedente "Kolo", nel nuovo lavoro si percepisce una maggiore ricerca della tensione: il gruppo sembra giocare ad ipnotizzare l'ascoltatore con suoni insinuanti e persuasivi, per poi stordirlo con riff acidi ai limiti del noise. Un contrasto questo che è chiaramente esemplificato in "Soldato NATO" dove passaggi cupi che ricordano i Fantômas più "ambient" si alternano con esplosioni noise/math vagamente somiglianti a quelle dei siciliani Uzeda.
In "Transiraniana" la ritmica simil-math di Federico, il basso pulsante di Alen e i sibili volutamente ripetitivi della chitarra di Nenad creano una trama fitta ed ipnotizzante dal quale è impossibile districarsi rimanendo indifferenti.
Il grande lavoro di mixing effettuato da Giulio Favero è chiaramente riscontrabile in "Clown", pezzo da ascoltare al massimo volume proprio per rendersi conto della qualità sonora del disco; un aspetto, questo, da non trascurare.
In "Medezhija" ritmiche e testi di chiara matrice balcanica si fondono con un folle trash jazz di Zorniana memoria, mentre schizofrenia e sperimentazione elettronica la fanno da padrone nella sorprendente "Ultima volta che il pesce abbocca".
C'è spazio anche per sprazzi di momenti delicati e sognanti, come accade nella prima parte di "Puž" o nella conclusiva "For My Mouse", dove rispettivamente pare quasi di ascoltare la fusione trip hop dei Massive Attack e il post rock sognante dei Karate.
Badate bene che i diversi gruppi citati nel testo sono soltanto sensazioni di chi scrive e solo alcuni di questi sono anche ispirazioni reali e dichiarate dal gruppo. Quello che troverete in "Dear Violence" è in realtà un melting pot riuscito, coeso e soprattutto originale, frutto di una precisa identità sonora di un gruppo realmente unico, non solo in Italia.
MyspaceSitoEdited by MrBungle82 - 2/5/2009, 17:30