non voto...preferisco esprimermi con queste due personali recensioni...
TomahawkPreda dall'essenza disturbata, questo sono i Tomahawk. Una donna paranoica che si aggira in una palude sfocata lambita dai sussurri e scomposte risa della temibile Flashback, gioca con il respirare nervoso delle corde di Duane Denison ; spesso detonatrici di incediari ritornelli alla “Sir Yes Sir” o le rabbiose “Malocchio” e “Pop 1” , in un micidiale incrocio tra melodia eterea e ossessivo Hardcore . Infondo è la ricetta del loro sound ,quel cambio di tempo spiazzante che rovescia l'adrenalina più lacerante nel sangue ,sanguinando rabbia dalla perversamente incantevole ugola di Patton , assoluto protagonista nella sensuale “Laredo” (che si trasforma in un carrarmato inarestabile) e della gemma “ God Hates A Coward” , una autentico tuffo in atmosfere minacciose e incisive. Per poi vestire i panni di folli sodomizzatrici del rock and roll nella superba “Jockstrap”. Nulla è da dare per scontato, ne è la prova “Point And Click” ,aggrappata ad un giro sgraziato di Kevin Rutmanis ,o i cori di Honeymoon; entrambe le canzoni restano contenute nel loro insinuarsi lentamente nell'udito dell'ascoltatore. Non mancano linee melodiche interessanti in “101 North” e la atipica “ Sweet Smell Of Success”.Non mancano intermezzi spiazzanti come l'ubriaco country di “Cul De Sac” e la spirituale “ Narcosis” degna di un tempio di bonzi che pare irridere il restante songwriting della Band che sa avere appunto il proprio marchio di fabbrica, senza offrirtene le coordinate nella mappa, costringendoti a smarrirti nelle emozioni di questo cd, il masochismo non è mai stato così intrigante.
Mit GasIl sapore delle radici condite di innovazioni. È essenzialmente la ricetta del secondo parto dei Tomahawk, non tragga in inganno l'intro new age , la cattiveria è dietro l'angolo . Costantemente rapace si allea con la tesa frenesia del riffing di Duane (“Rape This Day”) e i crudeli assalti di “When The Stars Begin To Fall” . Fondamentalmente questo trio di brani rappresentano l'anello che lega i due dischi tra loro. Spazio allora agli esperimenti Bossa nova muscolare in “You Can't Win” o alla drum machine di “Mayday” . Prendendo poi in prestito una residenza a casa Reznor nella inquietante “Rotgut”. Patton si riavvicina ai riflettori ,mostrando la pubblico come si può costruire un brano latineggiante in una atmosfera minimalista come “Desastre Natural”,l'ugola regge il pezzo anche senza appoggiarsi alle note del trio alle sue spalle. Ma il capolavoro è senza dubbio “Capt. Midnight”, tra convulsi beats techno e una agonizzante chitarra , Mike sembra recitare per poi scaricare nell'animo un ritornello letteralmente orgasmico .
C' è gloria anche per l'essenziale Kevin in” Harelip” , che accompagna ottimamente il falsetto schizoide dell'ancora una volta ispiratissimo Vocalist . Apparentemente l'album terminerebbe qui, se non si paga il tributo di un po' di fiducia (e di ascolti attenti) alla successiva “ Harlem Clowns” (a tratti vicino addirittura alla dark ambient) e una “ Aktion 13F14” dal sapore orientaleggiante che mostra ad intercalare uno spoken salmodiato ad una strofa melodica e addirittura schegge di rumorismo industriale , chiudendo in un delicato arpeggio sognante verso il cielo. La gemma dentro alla perla.
Edited by Gidan Razorblade - 9/2/2007, 23:12